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Il team Mercedes F1 è un chiaro esempio di cosa si può ottenere quando un gruppo di persone talentuose lavorano in una struttura che richiede eccellenza ma che consente l’errore.
Gran parte dei tifosi della Ferrari da qualche anno si stanno domandando come mai la Rossa non vince più e quali siano i mali che affliggono il team di Maranello. Anche noi siamo tifosi della Ferrari, però abbiamo deciso di affrontare il tema da un diverso punto di vista, invertendo la domanda come farebbe Charlie Munger: invece di chiederci perché la Ferrari non vince più abbiamo pensato fosse molto più interessante cercare di capire perché la Mercedes vince sempre. Siamo quindi andati alla ricerca dei segreti di uno dei team più vincenti della storia degli sport professionistici.
La Mercedes in F1
La Mercedes è rientrata come costruttore in F1 solo nel 2010, rilevando il team Brown GP, mettendo fine ad un’assenza che durava dal 1955. In precedenza era presente in F1 come fornitore di motori prima per la Sauber nel 1993 e poi dal 1995 della McLaren di cui divenne azionista al 40%.
Le prime tre stagioni, dal 2010 al 2012, con Ross Brown come team principal, sono state piuttosto deludenti e hanno fatto registrare un solo successo nel 2012: il periodo è stato caratterizzato dal dominio del team Red Bull con Vettel.
La stagione 2013 è il punto di svolta: Brown lascia; arriva Niki Lauda a supportare il team manageriale ed Hamilton come pilota dalla McLaren. Ma l’innesto che si rivelerà decisivo è quello di Toto Wolff che la Mercedes strappa alla Williams, offrendogli il 30% della proprietà del team, con l’obiettivo di iniziare un ciclo vincente. Toto Wolff è un austriaco, che a parte qualche esperienza giovanile come pilota di Motorsport, ha passato gran parte della sua vita professionale nel mondo della finanza: già a 26 anni, nel 1998, fonda la prima delle sue due società di Venture Capital con le quali effettua investimenti in aziende di vari settori: nel 2009 arriva l’investimento nel team Williams, di cui diventa direttore generale nel 2012, un anno prima della chiamata in Mercedes.
L’arrivo di Wolff e l’applicazione dei suoi princìpi, hanno un impatto positivo immediato e segnano l’inizio del dominio della casa di Stoccarda: dal 2014 al 2020 la Mercedes vince 7 titoli consecutivi, sia piloti che costruttori, mettendo a segno una delle strisce vincenti più incredibili della storia dello sport. Il tutto in un contesto iper competitivo in cui Mercedes, Red Bull e Ferrari hanno budget simili e uguale accesso ai talenti.
Quali sono dunque i segreti di Toto Wolff e del team Mercedes?
Flessibilità vs ottimizzazione
In F1, il cambio di regolamentazione è l’evento disruptive per eccellenza: la federazione ogni 3-5 anni introduce cambiamenti significativi per rimescolare le carte, resettare il campo di gioco e, in molti casi, mettere fine al predominio tecnico della squadra vincente. Nel 2017 furono introdotte delle regole che modificavano significativamente la parte aerodinamica: il modo di interpretare queste regole avrebbe determinato il successo dei team per gli anni successivi.
Nonostante le variazioni al regolamento, la Mercedes confermò il suo predominio anche nel 2017. Alla fine della stagione, il Chief Designer John Owen fece una dichiarazione che sorprese tutti: “in realtà ho progettato la macchina per essere efficace al 90%, non ottimizzandola al 100%. Quando ci sono nuove regole hai grandi margini di incertezza: non sai come si evolveranno, come reagirà la macchina e quale sia l’interpretazione migliore. Per cui ho preferito sviluppare un design che potesse andare bene per il maggior numero di scenari possibili e che fosse in grado di adattarsi ed evolversi sulla base delle informazioni che avremmo appreso nel tempo, anche se questo ha significato rinunciare ad un po’ di performance all’inizio.”
In Mercedes hanno incorporato uno dei principi chiave del processo decisionale: di fronte ad uno scenario di incertezza occorre privilegiare la flessibilità e l’adattamento rispetto all’ottimizzazione. Questo approccio nel design della macchina è stato uno dei principali vantaggi competitivi rispetto ad altri team che invece hanno scommesso da subito su una determinata interpretazione del regolamento e di fronte alle prime difficoltà non sono più riusciti ad aggiustare il progetto in corsa. Non è un caso se il team Mercedes ha mantenuto la leadership a fronte di due cambiamenti di regolamento avvenuti nel 2014 (motore) e nel 2017 (telaio).
Ragionare in termini di sistema
Un altro dei fattori chiave nel successo del team Mercedes è la capacità di ragionare in termini di sistema. Nel 2018, il numero di motori che il team di F1 può utilizzare in una macchina nel corso di una stagione si è ridotto da 4 a 3, ponendo una nuova sfida tecnica. Andy Cowell, il responsabile dei motori Mercedes, ha spiegato come hanno affrontato il problema: “ovviamente abbiamo cercato di aumentare la vita media del motore senza perdere in potenza ma abbiamo anche modificato la struttura per migliorare la performance complessiva della macchina. Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli altri colleghi del team per capire la migliore integrazione possibile con il telaio, la trasmissione e le superfici aerodinamiche. Il segreto è l’integrazione! E’ per questo che la Mercedes è più veloce degli altri team che usano il nostro stesso motore!”
In Mercedes conoscono bene i principi guida della teoria dei sistemi complessi: in un sistema complesso è fondamentale focalizzarsi sulle interazioni; il valore di ogni elemento non dipende solamente dalla sua performance singola, ma anche e soprattutto da come interagisce con il resto del sistema. Un sistema complesso, come una macchina di F1, un’azienda, un team sportivo, una città, un sistema finanziario, non è mai uguale alla somma dei singoli componenti perché come dice Cowell il segreto è l’integrazione.
“Poiché comprendi ‘uno’, pensi di comprendere anche ‘due’, perchè uno e uno fa due. Ma devi comprendere anche ‘e’”. (Mawlana Jalal-al-Din Rumi)
Miglioramento continuo
La F1 è uno sport in cui i centesimi di secondo fanno la differenza: è quindi necessario andare costantemente alla ricerca di miglioramenti incrementali anche minimi. Questo richiede un’analisi continua delle inefficienze e degli errori e una costante revisione critica del processo.
Anche se può sembrare incredibile dopo tanti anni di successo, in Mercedes sono in grado di evitare il compiacimento e l’appagamento, e riescono a trarre insegnamento da ognuna delle rare sconfitte che subiscono. Un’intervista di Hamilton dopo un risultato deludente nel gran premio del Canada del 2018, spiega bene questa filosofia: “ci siamo seduti tutti insieme come team e ognuno ha fatto autocritica, io per primo. Questi meeting sono volutamente e apertamente critici: la cosa bella però è che quando si esce da quella stanza ognuno pensa: ‘E’ vero ci sono un sacco di aspetti in cui posso migliorare: e lo sai cosa? Lo voglio fare da subito invece che cercare delle scuse!’”
Una cultura che non cerca il colpevole
La magia del miglioramento continuo, della capacità di imparare dagli errori e di mettersi in discussione continuamente può essere innescata solo da una cultura aziendale che rifiuta la ricerca del colpevole e si focalizza sul problema. E qui sta il capolavoro di Toto Wolff, la base portante del successo del team Mercedes.
Dal primo giorno in Mercedes, Wolff ha cercato di instillare una cultura basata sull’onestà e sulla trasparenza assoluta, ponendosi come esempio nell’ammettere i propri errori davanti agli altri membri del team: non è possibile imparare dagli errori se non si ha il coraggio di farli emergere. Wolff ha creato un ambiente di lavoro che combina perfettamente la responsabilizzazione e la valorizzazione dei singoli con il supporto del gruppo: “quello che facciamo in Mercedes è supportarci a vicenda. Non attacchiamo le persone, attacchiamo i problemi. Il nostro team è un ambiente protetto: questo significa che puoi ammettere di aver fatto un errore e non avere paura di perdere il lavoro. Nel meeting del lunedì mattina discutiamo prima di tutto gli errori che abbiamo commesso nel week end per cercare di trarne profitto e questo significa che ognuno può dire quello che ritiene utile senza alcun problema.” Non è un caso che il mantra all’interno del team sia “See it, Say it, Fix it!”
“Non attacchiamo le persone. Attacchiamo i problemi.” (Toto Wolff)
Durante il GP in Austria nel 2018, Hamilton ha perso le leadership della gara a causa di un mancato pit-stop durante una Virtual Safety Car, un errore commesso dal responsabile della strategia James Vowles, uno dei più esperti del team. Derogando alle normali procedure che prevedono che il pilota durante una gara comunichi solo con il suo ingegnere di pista, Vowles è voluto intervenire in un team radio, che milioni di spettatori possono ascoltare in televisione, per scusarsi immediatamente e direttamente con Hamilton: “ho commesso un errore Lewis, mi dispiace molto.” Una cultura che rifiuta la colpa, consente di assumersi le proprie responsabilità e di non cercare scuse, di focalizzarsi sul problema per risolverlo invece di negarlo o nasconderlo.
Wolff è fermamente convinto che imparare dai fallimenti sia l’ingrediente fondamentale per rimanere al vertice: “i giorni più difficili sono quelli in cui facciamo più progressi: è importante riflettere sulle ragioni del fallimento. Il successo è un invece un insegnante malvagio.” Wolff ha in testa un’equazione molto semplice a riguardo: “Fallimento + Riflessione = Progresso”. E il processo di apprendimento innescato da Wolff funziona molto bene visto che dal 2014, la Mercedes ha vinto più del 75% dei gran premi disputati.
Il segreto è svelato
Come giustamente sostenuto da Wolff “non ho dubbi che nelle altre squadre ci siano persone competenti e di talento come le nostre. Per quel che ci riguarda, è tutta questione di miglioramento incrementale, di mettere tutte le cose insieme senza lasciare nulla di intentato, di avere una cultura che non cerca la colpa, di valorizzare e responsabilizzare tutte le persone anche quando a volte potrebbe sembrare molto difficile e ti verrebbe la tentazione di voler controllare più direttamente le cose.”
Nonostante la F1 sia uno sport ad altissima componente tecnologica, l’elemento umano è ancora determinante. La Mercedes è un chiaro esempio di cosa si può ottenere quando un gruppo di persone talentuose lavorano in una struttura che richiede eccellenza ma che consente l’errore. Il tutto sotto la guida di un leader come Toto Wolff, personaggio poco conosciuto ed il cui ruolo è troppo spesso sottovalutato, soprattutto da noi in Italia.
A questo punto siamo convinti di aver capito perché la Mercedes batte sempre la Ferrari! Il motivo non è Hamilton, il motore più potente o qualche altro dettaglio tecnico: il segreto è la cultura aziendale instillata da Toto Wolff.
Come analizzato lucidamente da Vettel in un’intervista del 2019 “quelli del team Mercedes sono vicini alla perfezione ogni volta che scendono in pista, molto consistenti, pochi errori. Se vai nei dettagli, potresti dire che la loro macchina è migliore della nostra ma in realtà non è questo il punto: dipende dallo sforzo del team, dal fatto che fanno tante piccole cose meglio degli altri.”
Bibliografia:
Butcher, Nick. Lessons from Motorsport – Building a Culture to Win Mercedes F1. HR Strategy Pro, July 2020.
Edmondson, Laurence. What are the secrets to Mercedes’ F1 success?. ESPN, October 2019.
Get2Growth. Mercedes F1’s Agile Approach for Winning.
Lakey, Elise. Strategies to Power Your Business: 3 Lessons from the Mercedes-AMG Petronas F1 Team. Tibco, January 2021.