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Gli esperimenti mentali sono lo strumento più potente a disposizione della nostra mente per analizzare scenari alternativi e valutare punti di vista differenti.
Gli esperimenti mentali sono strumenti dell’immaginazione che possiamo utilizzare per investigare la natura delle cose, analizzare scenari, situazioni e possibilità. Questa caratteristica distintiva dell’essere umano ci consente di fare nella nostra testa cose che non potremmo replicare nel mondo reale, valutare diverse prospettive e condurre esperimenti quando non abbiamo dati empirici a nostra disposizione.
Gli esperimenti mentali sono molto di più rispetto al puro fantasticare. Per essere efficaci richiedono lo stesso rigore analitico degli esperimenti tradizionali e rispetto a questi ultimi hanno addirittura il vantaggio di poter considerare un numero potenzialmente illimitato di scenari alternativi consentendoci quindi di valutare con maggiore accuratezza il problema che stiamo analizzando.
Ci sono alcune aree in cui gli esperimenti mentali sono di grande utilità:
1. Immaginare situazioni impossibili da realizzare nella pratica
2. Riscrivere la storia
3. Imparare dagli errori e prevenirli
4. Vedere altri punti di vista
5. Spiegare concetti complicati
Immaginare situazioni “irreali”
Gli esperimenti mentali sono stati il marchio di fabbrica di Albert Einstein che li ha utilizzati in maniera molto efficace per testare logicamente fenomeni che sarebbe stato impossibile riprodurre nel mondo reale.
Uno dei suoi esperimenti mentali più famosi è quello relativo all’ascensore, che lo ha condotto a formulare la teoria della relatività generale. Immaginiamo un uomo chiuso in un cassa/ascensore nello spazio senza gravità, spinto verso l’alto da una fune con un moto uniformemente accelerato: l’uomo all’interno si sentirà spinto verso il pavimento e starà “dunque in piedi nella cassa esattamente come chiunque sta in piedi in una stanza di una casa sul nostro pianeta.” In sostanza una persona che si trovi in un ambiente chiuso non potrà dire se i suoi piedi premono sul pavimento perché l’ambiente è nello spazio esterno privo di gravità e viene accelerato verso l’alto oppure perché è in quiete in un campo gravitazionale. Questo esperimento mentale lo portò ad enunciare l’equivalenza tra gravità e accelerazione che darà successivamente un forte impulso allo sviluppo della teoria della relatività generale.
La scienza ha fatto ampio uso di esperimenti mentali per dimostrare le sue teorie in situazioni in cui non era possibile effettuare esperimenti nella realtà fisica. Due degli esempi più famosi sono il gatto di Schrödinger, paradosso inventato Erwin Schrödinger per illustrare come la meccanica quantistica dia risultati paradossali se applicata al mondo fisico macroscopico o il demone di Laplace, personaggio immaginario che lo studioso francese utilizzò per spiegare gli effetti di un approccio deterministico portato agli estremi.
Questo tipo di esercizi mentali non sono però solo utilizzati nel campo della fisica ma prendono vita ogni volta che affermiamo “se solo i soldi non contassero” oppure “se le giornate potessero durare 30 ore” o anche “se potessi tornare indietro di 10 anni”: queste frasi ci spostano mentalmente in situazioni “irreali” che ci consentono di ragionare su come ci comporteremmo in queste realtà parallele. Questi esperimenti ci possono essere utili per capire cosa conta per noi veramente o su cosa ci dovremmo focalizzare.
Riscrivere la storia
Un uso molto frequente degli esperimenti mentali è per riscrivere la storia: cosa sarebbe successo se non avessi perso quel treno? Se avessi accettato quella offerta di lavoro? E se Gavrilo Princip il 28 giugno del 1914 non avesse ucciso l’Arciduca d’Austria a Sarajevo, si sarebbe potuto evitare la prima guerra mondiale? O come ha affermato Pascal, se Cleopatra avesse avuto un naso diverso, sarebbe cambiato il corso della storia?
“Se Cleopatra avesse avuto un naso diverso, a cambiare sarebbe stata l’intera faccia del mondo.” (Blaise Pascal)
Questo tipo di ragionamenti vengono definiti controfattuali o semi-fattuali: se al posto di X avessimo avuto Y quale sarebbe stato l’impatto sugli eventi successivi?
Bisogna fare molta attenzione quando si cerca di riscrivere il corso degli eventi perché la storia è un sistema caotico cioè una piccola variazione nelle condizioni di partenza può portare a risultati successivi molto differenti. Come ben illustrato nel film Ritorno al Futuro, interferire con il passato può avere un impatto massiccio e imprevedibile sul futuro.
Per questo è difficile poter capire se, in assenza dell’omicidio dell’Arciduca d’Austria, si sarebbe potuto evitare la prima guerra mondiale. Forse si o forse no. Nessuno può dirlo.
Questo tipo di esperimenti sono in ogni caso utili per esplorare scenari alternativi che non si sono realizzati e per capire che la storia è solo uno dei possibili innumerevoli percorsi che sarebbero potuti accadere. Se siamo in grado di individuare numerosi scenari che avrebbero potuto portare al conflitto indipendentemente dall’omicidio di Sarajevo, probabilmente dovremmo ridimensionare l’importanza che gli viene storicamente attribuita.
Grazie a queste simulazioni possiamo capire con maggiore efficacia le relazioni causali tra gli eventi indipendentemente da quello che è poi effettivamente accaduto.
Imparare dagli errori e prevenirli
Un’altra tipologia tipica di esperimenti mentali sono quelli di retrodizione: ci si muove all’indietro da un evento per capire cosa può averlo causato in modo tale da poter imparare dagli errori oppure consolidare comportamenti virtuosi.
I postmortem sono un esempio di questa tipologia di esperimenti: furono introdotti negli anni 50 dalla CIA per analizzare gli insuccessi dell’intelligence relativi alla guerra in Corea. Da allora sono uno degli strumenti di analisi ex post più utilizzati dagli analisti.
I postmortem hanno trovato grande applicazione anche in ambito aziendale: Google per esempio li utilizza per valutare i progetti conclusi ed imparare dai successi e dagli errori. L’analisi mira a capire cos’è andato bene o male, quale sia stato l’impatto della fortuna e quali lezioni possono essere applicate ai progetti futuri.
Questi esperimenti di retrodizione se condotti in maniera onesta e oggettiva, sono utili per capire l’impatto della fortuna o dell’abilità sul risultato finale. Dall’analisi potremmo scoprire che un risultato positivo è stato dettato in gran parte da situazioni favorevoli non sotto il nostro controllo e questo ci dovrebbe portare ad evitare l’autocompiacimento e l’eccesso di fiducia e a cercare di capire come migliorare il processo per non dover contare solo sulla fortuna anche in futuro. Nella situazione opposta in cui siamo stati sfortunati nonostante le scelte corrette, l’analisi di retrodizione ci porta ad evitare il pessimismo e a mantenere la fiducia nel processo.
Gli esperimenti di backcasting invece ipotizzano l’accadimento di un evento futuro e poi ragionano all’indietro per capire cosa possa averlo determinato.
Un esempio di backcasting è la cosiddetta “what if analysis” utilizzata ampiamente dalle agenzie dell’intelligence per analizzare scenari improbabili ma ad alto impatto potenziale. Ponendosi nel futuro e affermando “l’India ha lanciato un attacco atomico alla Cina” oppure “l’Italia è uscita dall’Euro” gli analisti ragionano all’indietro per capire cosa può aver determinato questi eventi e costruire degli indicatori di allarme da monitorare.
Questo stesso approccio, se utilizzato in ambito aziendale viene definito premortem e rappresenta una tecnica molto interessante per ridurre il rischio dei progetti. Prima di lanciare un nuovo progetto i membri del team effettuano un brainstorming in cui analizzano lo scenario futuro in cui il progetto è fallito miseramente e cercano di individuare tutte le possibili ragioni del fallimento. In questo modo sono in grado di implementare ex ante le azioni necessarie per mitigare o prevenire i rischi individuati.
Ogni CEO o proprietario di attività dovrebbe effettuare a intervalli regolari questo esperimento mentale: la mia azienda tra un anno è fallita. Come potrebbe essere successo? Potrebbero emergere delle indicazioni interessanti sulle azioni da intraprendere.
Vedere altri punti di vista
Gli esperimenti mentali ci consentono anche di testare le nostre opinioni e di metterci nei panni degli altri, diventando più empatici.
Un esempio di questi esperimenti è il famoso “velo di ignoranza” del filosofo John Rawls. Supponiamo che ci siano degli individui deputati a costruire una società “giusta”: Rawls propone che queste persone debbano operare dietro una sorta di “velo di ignoranza”, cioè senza sapere quale sarà il proprio ruolo nella società che stanno costruendo. Non conoscendo la propria situazione economica, etnia, talento, interessi e neppure il sesso, avranno interesse a creare un ambiente più giusto e imparziale possibile in modo da non essere essi stessi penalizzati.
Qual è il significato di questo esperimento? Supponiamo di dover definire le nuove policy sul personale di un’azienda: quali regole introdurreste se non sapeste nulla sulla vostra persona e sul vostro ruolo?
Più generalmente questo tipo di esperimenti mentali ci consentono di metterci nei panni delle altre persone: penserei allo stesso modo se mi trovassi nella sua posizione? Oppure al contrario, come si comporterebbe X, solitamente una persona di cui abbiamo grande stima, se si trovasse nella mia situazione? Ci aiutano spostarci dal nostro punto di vista e a considerare i problemi da diverse prospettive.
Spiegare concetti complessi: paradossi, allegorie e miti
I paradossi, le allegorie e i miti non sono altro che esperimenti mentali a cui i filosofi fin dall’antichità hanno fatto ricorso per spiegare e rendere più comprensibili concetti difficili.
Prendiamo per tutti il caso del teorema delle scimmie infinite, di cui esistono diverse varianti nella storia del pensiero e che afferma che se dotiamo un numero infinito di scimmie di una macchina da scrivere e le lasciamo battere i tasti a caso, abbiamo la certezza che dopo un periodo di tempo più o meno lungo una di questa scimmie produrrà una versione esatta dell’Iliade o di un’opera di Shakespeare. Questo teorema può essere generalizzato affermando che, in presenza di tempo e/o risorse illimitate, ogni sequenza anche molto complessa di eventi accadrà sicuramente semplicemente per effetto del caso. E’ quindi un modo per ricordarci l’importanza della casualità nel determinare eventi che accadono ogni giorno.
In Giocati dal caso, Taleb riprende il teorema e fa un passo ulteriore: una volta individuata la scimmia che ha scritto l’Iliade, chi scommetterebbe che sia in grado di scrivere anche l’Odissea?
Conclusioni
Fin dall’antichità pensatori e scienziati hanno fatto ampio uso di esperimenti mentali. I filosofi hanno fatto ricorso a paradossi, miti e allegorie per renderci più comprensibili concetti difficili; i fisici hanno effettuato esperimenti mentali laddove non era possibile effettuare esperimenti nel mondo reale.
Nonostante il mondo di oggi sia sempre più dominato dai dati, gli esperimenti mentali rappresentano ancora una risorsa importante. Ci consentono infatti di riscrivere la storia per valutare scenari alternativi che sarebbero potuti accadere e quindi comprendere meglio le vere relazioni di causalità, senza lasciarci condizionare troppo da ciò che è effettivamente accaduto; possiamo utilizzarli per imparare dagli errori e per cercare di prevenirli e anche per analizzare le situazioni da diversi punti di vista. Insomma sono uno strumento molto potente che tutti noi abbiamo a disposizione e che ci distingue non solo dagli altri esseri viventi ma anche dagli algoritmi: non abbiamo infatti bisogno di big data o di un computer per effettuare questi esperimenti…basta la nostra testa. Dobbiamo solo aver voglia di utilizzarla.
Bibliografia:
Farnam Street. The Great Mental Models. Vol. 1. Latticework Publishing, 2019.