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Keynes e Sklansky ci insegnano che la strategia migliore non è quella più razionale in assoluto ma quella che tiene in considerazione le mosse degli altri giocatori.
Ogni volta che prendiamo una decisione non basta focalizzarsi sulle informazioni a nostra disposizione e su quella che ci sembra la scelta più razionale: è molto importante considerare anche le reazioni, le strategie e le regole di azione degli altri attori del contesto in cui ci troviamo ad operare. In sostanza dobbiamo imparare ad entrare nella mente degli altri.
Il “beauty contest” di Keynes
In un passaggio del suo famoso libro Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta del 1936, John Maynard Keynes afferma che per essere investitori di successo occorre anticipare le aspettative degli altri investitori.
“Per investire con successo occorre anticipare le aspettative degli altri.” (John Maynard Keynes)
Per spiegare la sua tesi, Keynes afferma che il mondo degli investimenti può essere assimilato ad un concorso di bellezza (“beauty contest”). Un giornale ha selezionato 100 foto di ragazze e ha invitato i partecipanti a scegliere le 6 con il viso più bello: il premio viene assegnato a chi effettua la scelta che si avvicina di più a quella media di tutti i partecipanti. La strategia corretta quindi non è tanto scegliere i visi che si pensa siano più belli, ma quelli che possano essere giudicati più belli dagli altri partecipanti, tenendo conto che ogni partecipante parte dal medesimo presupposto. Per cui si arriva ad un sorta di pensiero di terzo livello in cui si cerca di capire come l’opinione media formula le proprie aspettative sull’opinione media.
Seguendo la stessa logica, gli investitori professionali devono adottare un approccio comportamentale: nel selezionare un titolo, oltre alle proprie valutazioni, devono tenere in considerazione anche le aspettative di tutti gli altri attori del mercato.
Una versione moderna del concorso di bellezza
Nel 2015, l’economista Richard Thaler, uno dei massimi esperti di finanza comportamentale, organizzò insieme al Financial Times una versione moderna del contest di Keynes. Il giornale inglese infatti, invitò i suoi lettori a partecipare ad un concorso a premi in cui si doveva indovinare un numero, tra 0 e 100, che fosse pari ai due-terzi del numero medio scelto da tutti i partecipanti. Per comprendere la logica, supponiamo che ci siano tre partecipanti che abbiano scelto 20, 30 e 40. In questo caso la scelta media sarebbe 30 ed il numero vincente sarebbe 20 (cioè i due-terzi di 30). L’obiettivo è quindi chiaramente cercare di capire come sceglieranno gli altri.
I risultati dei 583 partecipanti al contest del 2015, definito “Thaler challenge”, sono riportati nel grafico 1:
Analizzando le risposte, Thaler suddivise i partecipanti in diverse categorie. I pensatori di “livello zero” hanno considerato il problema troppo complicato e risposto un numero a caso tra 0 e 100. Alcuni (“i sabotatori”) hanno addirittura cercato di inquinare i risultati scegliendo 100, che è un numero che per definizione non può vincere. I pensatori di “primo livello”, hanno ragionato che ci potessero essere molti pensatori di “livello zero”, la cui scelta in media è 50 (essendo numeri casuali tra 0 e 100). Quindi hanno risposto 33, cioè i due-terzi di 50. I pensatori di “secondo livello” hanno fatto uno step in più: pensando che molti potessero essere pensatori di “primo livello”, hanno scelto 22, i due-terzi di 33. Quelli di “terzo livello” hanno scelto 15, due-terzi di 22. Ovviamente questo ragionamento può continuare all’infinito fino a raggiungere l’equilibrio, che in questo caso è 0. 0 è infatti l’unico valore per cui date le scelte di tutti gli altri giocatori, nessuno ha più interesse a modificare la propria. In teoria dei giochi questa situazione viene definita equilibrio di Nash, dal nome del matematico John Nash che grazie a questa scoperta vinse il premio Nobel per l’economia.
Nel contest del 2015, molti partecipanti, circa il 25% del totale, ragionarono in maniera razionale scegliendo 0 o 1, cioè individuarono o si avvicinarono molto all’equilibrio di Nash: tuttavia la media delle risposte fu pari a 17,3 e quindi il numero vincente risultò essere il 12 (due-terzi della media).
Il challenge di Thaler ci consente di comprendere un aspetto importante: non sempre la scelta più razionale risulta essere quella vincente. L’equilibrio di Nash, cioè 0, sarebbe risultato vincente solo se tutti i partecipanti si fossero comportati in maniera perfettamente razionale. Purtroppo il mondo reale non è così semplice: usando la terminologia di Thaler, dobbiamo essere consapevoli che ci possono essere molti pensatori di livello zero che agiscono in maniera casuale, altri che non sono in grado di approfondire in maniera sufficiente un problema, altri addirittura che agiscono da sabotatori. In sintesi: quando prendiamo una decisione dovremmo tenere in considerazione il fatto che gli “altri” potrebbero comportarsi in maniera non razionale. Nel caso specifico chi fosse stato in grado di ragionare correttamente e individuare l’equilibrio di Nash, avrebbe anche dovuto considerare che molte persone non sarebbero state in grado di farlo e quindi avrebbe dovuto scegliere un numero leggermente superiore.
I livelli di pensiero nel poker
Forse in nessun altro gioco come il poker, occorre cercare di entrare nella mente degli avversari per capire il loro stile di gioco. Come dice James Bond in Casino Royale, “a poker non giochi con le carte che hai in mano ma con la persona che hai di fronte”.
Nel suo libro “No-Limit Hold’em Theory and Practice”, David Sklansky, uno dei più celebri campioni di poker, ha introdotto il concetto di “Multiple Level Thinking”. Secondo Sklansky i giocatori di poker possono essere suddivisi in base ai diversi livelli di abilità di pensiero che sono in grado di esprimere.
Al livello 0 (“No thinking”), il giocatore conosce le regole base e quindi non è in grado di applicare nessuna strategia. Al livello 1 (“What do I have?”) si trovano i giocatori che hanno appena iniziato a giocare: conoscono i vari punti possibili e riescono a riconoscerli, quindi il loro pensiero principale è capire quanto la loro mano sia forte rispetto al punteggio massimo possibile. Si concentrano solo sulle carte che hanno in mano e non sono in grado di analizzare l’avversario. Il livello 2 (“What do they have?”) è quello in cui troviamo il maggior numero di giocatori: rispetto al livello 1 sono anche in grado di analizzare e riconoscere le giocate degli avversari. Al livello 3 (“What do they think I have?”) iniziamo a trovare i vincenti: questi giocatori tendono ad analizzare in maniera continua quali possano essere i pensieri degli altri giocatori nei loro confronti, come il loro stile di gioco viene percepito dagli altri. In questo modo riescono spesso a sorprenderli, piazzando dei bluff vincenti e ad ottimizzando le vincite nelle mani giocate.
Ad esempio, supponiamo di aver iniziato a giocare in maniera conservativa, dando l’impressione di partecipare solo alle mani favorevoli: se c’è l’opportunità di fare un bluff che sembrerebbe stupido e se il mio avversario sa che sarebbe stupido bluffare in questa mano e si è convinto che io sia un giocatore conservativo, allora la scelta più razionale è proprio quella di bluffare.
Ovviamente si può salire anche a livelli di pensiero superiori: tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi non è necessario. Una delle regole fondamentali del poker enunciata da Sklansky è infatti quella di giocare ad un solo livello superiore rispetto a quello del tuo avversario (uno e non di più!). Se incontriamo un avversario di livello 1, cioè che è concentrato solo sulle sue carte, non è necessario giocare al livello 3, cioè cercare di capire cosa stia pensando delle nostre giocate, perché in realtà non sta pensando a niente!! Se basiamo le nostre strategie sull’assunzione che potrebbe aver capito delle cose che in realtà non ha capito, potremmo essere vittime di noi stessi e essere sorpresi da giocate elementari.
“Mettiti nei loro panni prima di decidere quale sia il modo migliore per lasciarli in mutande.” (David Sklansky)
“Ogni volta che giochi una mano in maniera diversa da come dovresti se potessi vedere le carte dei tuoi avversari, loro vincono; ogni volta che giochi una mano come se avessi visto tutte le loro carte, loro perdono.” (David Sklansky)
Applicazioni
Le lezioni che possiamo trarre dal “beauty contest” di Keynes e dalla teoria dei livelli di pensiero di Sklansky sono molteplici.
1. Quando prendiamo una decisione, dobbiamo sempre analizzare il comportamento, le strategia degli operatori del contesto in cui ci troviamo ad operare. La lezione del poker ci insegna che i giocatori di livello 1, cioè quelli che guardano solo a quello che hanno in mano, senza considerare i possibili giochi degli avversari, sono oggetto di sfruttamento da parte di giocatori più evoluti. Nessuna azienda può effettuare delle scelte strategiche senza valutare le strategie dei competitors; nessun team sportivo scende in campo senza aver prima studiato le caratteristiche degli avversari.
2. Il challenge di Thaler ci ricorda che prima di effettuare una scelta dovremmo anche valutare la possibilità che gli altri giocatori potrebbero agire in maniera non razionale o comunque potrebbero avere un processo decisionale diverso dal nostro.
3. E’ importante cercare di capire che impressione hanno gli altri di noi, come i competitor e i clienti valutano la nostra azienda. Con questa consapevolezza, sta poi a noi decidere se ci conviene confermare la valutazione che hanno gli altri, rafforzarla, modificarla oppure addirittura sorprenderli. Nel poker, per iniziare a diventare un vincente occorre raggiungere almeno il livello 3, quello in cui si è in grado di capire come gli altri giocatori percepiscono il nostro stile di gioco. Grazie a questa abilità, i giocatori più esperti sono in grado di avere maggiore controllo e, nel caso, di spiazzare gli avversari, utilizzando in maniera efficace lo strumento del bluff.
4. Altra regola fondamentale del poker è quella di giocare ad un solo livello sopra al proprio avversario. Se troviamo un avversario semplice non è necessario escogitare strategie troppo evolute perché cadremmo vittima della nostra stessa complicazione. Applicando questa filosofia al mondo reale, il modo migliore per conquistare o mantenere la leadership nei confronti dei nostri competitors è quello di avere prodotti o servizi che siano costantemente uno step sopra agli altri, ma non due. Introdurre prodotti o servizi troppo complicati o innovativi potrebbe portarci a non essere compresi dal mercato con il risultato di perdere quote a favore di aziende con strategie più semplici e meno innovative.
Bibliografia:
Christian, Brian; Griffiths Tom. Algorithms to Live By: The Computer Science of Human Decisions. William Collins, 2017.
Thaler, Richard. Keynes’s “beauty contest”. Financial Times, July 10 2015.