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Pochi campioni sono rimasti al vertice così a lungo come Garry Kasparov, leggendario maestro di scacchi. Cerchiamo di capire quali siano i segreti di un successo che resiste alla sfida del tempo.
Garry Kasparov ha conquistato il titolo di campione del mondo di scacchi nel 1985 all’età di soli 22 anni. Da allora è riuscito a mantenerlo fino al 2000, un vero record per una disciplina competitiva e logorante come gli scacchi. Dal 1986 al 2005, anno del suo ritiro, è rimasto al numero 1 nella classifica dei migliori scacchisti per 225 mesi su 228 totali. Quali sono i segreti che hanno permesso a Kasparov di rimanere al top per così a lungo? Ce lo spiega lui stesso nel suo libro How Life Imitates Chess.
Mettere in discussione i propri successi
La soddisfazione per i propri successi può essere un nemico pericoloso e portare ad abbassare la guardia. Quando Kasparov perse il titolo di campione del mondo nel 2000 da Kramnik, la fiducia in sé stesso era ai massimi livelli: il 1999 era stato un anno eccezionale in cui Kasparov aveva fatto segnare nuovi record e aveva giocato alcune delle sue migliori partite di sempre. Si sentiva invincibile e sottovalutò il giovane avversario che invece lo beffò con una strategia a sorpresa: la Difesa di Berlino (una sorta di resistenza ad oltranza dove si concede qualche vantaggio all’avversario ma lo si ingabbia in una partita bloccata).
I successi creano una falsa illusione di controllo; portano a considerare ex post solo gli aspetti positivi senza prendere in considerazione quello che non è andato bene o che sarebbe potuto andare anche peggio. Tendiamo ad attribuirci tutti i meriti del risultato positivo mentre trascuriamo il fatto che le circostanze e la fortuna potrebbero averci favorito e/o i nostri avversari/competitor potrebbero avere compiuto degli errori.
Occorre avere la disciplina di analizzare e mettere in discussione non solo le sconfitte ma anche e soprattutto i successi. Capire perché abbiamo vinto è il segreto per continuare a migliorare ed evitare lo stallo.
“Il successo è nemico del successo futuro” (Garry Kasparov)
“Il momento giusto per riflettere sulle tue strategie di investimento è quando hanno successo, non quando stai commettendo degli errori.” (Benjamin Graham)
Nutrire la propria motivazione
Per rimanere al top occorre mantenere costantemente alta la motivazione. Uno dei modi più efficaci per farlo consiste nel prendere come riferimento quello che fanno i nostri competitor e cercare di essere sempre uno step davanti.
Kasparov non avrebbe espresso il suo potenziale senza la sua “nemesi” Karpov che lo costrinse a spingersi oltre i limiti. Negli anni ‘90, con Karpov ormai fuori dai giochi, Kasparov trovò una fonte di motivazione nell’obiettivo di respingere gli assalti dei “giovani talenti”, cosa che nella storia degli scacchi era riuscita a pochi campioni.
“Potrebbe sembrare un paradosso il fatto di avere la convinzione di essere il migliore e competere con la stessa motivazione degli outsider, degli sfavoriti.” (Garry Kasparov)
Un altro approccio per nutrire la motivazione è quello di cambiare metodologia di lavoro. E’ un processo difficile, soprattutto se le prassi consolidate ci hanno dato soddisfazione in passato, ma altresì necessario per chiunque voglia prolungare la propria longevità al vertice. Pensiamo ad esempio agli atleti che immediatamente dopo un grande successo cambiano allenatore, squadra oppure semplicemente strategia di allenamento. Anche in azienda non si dovrebbe sottovalutare l’importanza di creare nuove sfide, di modificare le metodologie di lavoro per mantenere alto il livello di motivazione dei manager e dei team.
Lavorare sui punti deboli
La ricerca dei propri punti deboli è un altro elemento critico per il mantenimento del successo. Se vogliamo estrarre il massimo da noi stessi dobbiamo avere il coraggio di analizzarci con spirito critico: individuare e migliorare i nostri punti di debolezza. L’approccio di “default” è quello di focalizzarsi su ciò che facciamo meglio, soprattutto se ci ha consentito di ottenere dei successi. Tuttavia per continuare a crescere oltre un certo livello non possiamo pensare di sfruttare solo i nostri punti di forza: dobbiamo necessariamente lavorare sulle nostre debolezze.
“Il modo più veloce per migliorare è lavorare sui propri punti deboli.” (Garry Kasparov)
Affrontare le debolezze può essere psicologicamente difficile e oneroso ma, come sottolineato da Kasparov, il rendimento in termini di risultati è esponenziale. Soprattutto, anche se può sembrare controintuitivo, lavorare sui punti deboli consente di esaltare i punti di forza.
Pensiamo al caso di Lebron James. La mano preferita di James è quella destra che utilizza per effettuare gran parte dei tiri. Tuttavia nel corso della sua carriera ha lavorato tantissimo sulla mano sinistra che usa molto bene sia per entrare che per tirare: in questo modo i difensori non possono focalizzarsi solo sul lato destro ma devono coprire anche quello sinistro e questo offre a James la possibilità di sfruttare al massimo il suo lato forte. Stesso dicasi per Nadal che nel corso della sua carriera ha lavorato moltissimo sul rovescio per garantirsi più opzioni di gioco e coprire meglio il campo arrivando di conseguenza a poter sfruttare con maggior efficacia il dritto, il suo colpo preferito.
In termini generali, l’aumento di fiducia e autostima che deriva dalla consapevolezza di avere superato una debolezza è significativamente superiore all’incremento marginale di un proprio punto di forza.
Aprirsi alle critiche
Lavorare in un ambiente che stimola visioni differenti e dove le critiche non sono valutate con sospetto è un grande valore aggiunto per la salvaguardia dell’eccellenza. Occorre sviluppare la capacità di sfruttare opinioni alternative per acquisire maggiori informazioni e completarci ulteriormente.
“Spero di non cadere mai nell’errore di credere di essere perseguitato ogni volta che vengo contraddetto.” (Ralph Waldo Emerson)
Così come un’azienda che lavora in un regime di monopolio corre il rischio di diventare lenta e inefficiente dopo anni di assenza di competizione, allo stesso modo, in assenza di una buona dose di nuove sfide e di visioni alternative, si corre il rischio di diventare autoreferenziali, troppo sicuri di sé e quindi meno efficaci.
Circondarsi di persone in grado di esprimere opinioni diverse dalla nostra richiede autostima e forza di volontà: la paura di essere contraddetti è un altro ostacolo da superare nel nostro percorso per continuare a vincere.
Bibliografia:
Kasparov, Garry. How Life Imitates Chess: Insights Into Life as a Game of Strategy. Arrow Books, 2008