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Analizziamo il bias dell’addizione, una nuova euristica che spiega perché di fronte ad una scelta tendiamo sistematicamente a sottovalutare i benefici della sottrazione.
Supponiamo di trovarci di fronte a una costruzione Lego a forma di ponte: dobbiamo stabilizzarla perché un pilastro ha due mattoncini mentre l’altro ne ha tre. Quale soluzione seguiamo? Nella stragrande maggioranza dei casi la nostra scelta di default è quella di aggiungere un mattoncino al pilastro più corto piuttosto che eliminarne uno da quello più lungo.
Per generazioni la procedura standard per insegnare ai bambini ad andare in bicicletta è stata quella di aggiungere delle ruotine addizionali che garantissero stabilità. Negli ultimi anni si sono invece diffuse le cosiddette “balance bike”, biciclettine senza pedali, che si sono dimostrate molto più efficaci per consentire ai bambini di sviluppare l’equilibrio e la coordinazione necessarie per imparare velocemente ad andare in bicicletta. Considerata la superiorità evidente delle “balance bike” rispetto alle ruotine, perché ci abbiamo messo così tanto tempo a capirlo?
Il fatto è che quando siamo posti di fronte ad un problema, il nostro approccio mentale di default è quello di trovare soluzioni che prediligono l’addizione rispetto alla sottrazione: esiste quindi una sorta di bias dell’addizione. In uno studio pubblicato su Nature nell’aprile del 2021, quattro ricercatori della University of Virginia hanno fatto luce per la prima volta su un tema finora mai approfondito nell’ambito della teoria delle scelte.
Lo studio
I ricercatori hanno per prima cosa cercato di raccogliere evidenze, attraverso studi osservazionali, della reale esistenza del bias dell’addizione. Ad esempio, hanno verificato che su 650 proposte di miglioramento fornite dagli studenti universitari ai nuovi rettori che stavano entrando in carica, solo l’11% erano riferite all’eliminazione di regole, programmi o procedure esistenti. Allo stesso modo in altri contesti in cui erano stati richiesti contributi per migliorare strutture, progetti o lavori pregressi, la stragrande maggioranza delle persone suggeriva di aggiungere cose piuttosto che di eliminarne alcune.
Constatata l’esistenza del bias, gli studiosi hanno deciso di condurre degli esperimenti per approfondire il tema. In un primo esperimento hanno presentato a circa 200 studenti una struttura in Lego con una tettoia traballante perché sostenuta da un solo pilastro/mattoncino, a sua volta adagiato su una base a forma di cubo (vedi figura 2).
La ricompensa per la soluzione era di 1 dollaro mentre ogni mattoncino che i partecipanti avessero deciso di aggiungere sarebbe costato 10 centesimi. Ovviamente la soluzione che avrebbe massimizzato il payoff sarebbe stata quella di eliminare il pilastro/mattoncino e adagiare la tettoia direttamente sulla base. Gli studenti furono divisi in due gruppi: al primo gruppo fu semplicemente detto “ogni pezzo che aggiungi ti costa 10 centesimi” mentre al secondo “ogni pezzo che aggiungi ti costa 10 centesimi ma rimuovere i pezzi è gratuito”. Ebbene solo il 41% degli studenti del primo gruppo decisero di rimuovere il pilastro/mattoncino mentre la percentuale è risultata del 61% nel secondo.
In un secondo esperimento, sono state analizzate circa 300 persone poste di fronte allo schermo di un PC che raffigurava una griglia digitale 10X10 di quadratini bianchi e verdi (vedi figura 3) suddivisa in 4 quadranti: l’obiettivo era rendere le figure dei quattro quadranti simmetriche cambiando il colore dei quadratini con un click. Uno dei quadranti aveva dei quadratini verdi in più rispetto agli altri tre: la soluzione più efficiente era evidentemente quella di eliminare i quadratini verdi da quel quadrante piuttosto che aggiungerli negli altri tre.
Contrariamente a quanto sembrerebbe ovvio, la scelta di eliminare i quadratini verdi è stata effettuata solo nel 49% dei casi; la percentuale è salita invece al 63% nel gruppo in cui le persone hanno avuto tre tentativi per esercitarsi prima di iniziare quello decisivo. Inoltre gli studiosi hanno verificato che i partecipanti erano molto meno predisposti a soluzioni in sottrazione quando erano sottoposti ad uno stress cognitivo, ad esempio quando gli veniva chiesto contemporaneamente di svolgere un altro compito, come digitare un tasto ogni volta che compariva un numero sullo schermo.
La conclusione degli studiosi è stata quindi che i partecipanti fornivano poche soluzioni in sottrazione non tanto perché non ne riconoscevano il valore: il problema è che avevano difficoltà ad individuarle! Nel caso del Lego le percentuali salivano quando veniva esplicitamente menzionata la possibilità di eliminare dei mattoncini mentre nell’esperimento delle griglie digitali i partecipanti che avevano avuto la possibilità e il tempo di fare pratica e non erano sottoposti a stress cognitivi, avevano più facilità a riconoscere il valore della sottrazione.
In sostanza per poter individuare soluzioni di sottrazione, dobbiamo consapevolmente tenere a mente o ci deve essere esplicitamente ricordato che potrebbero essere un’opzione da considerare all’inizio del processo decisionale e dobbiamo avere maggiore tempo a disposizione per apprezzarne le qualità. Se il rettore, nello stimolare i suggerimenti, avesse menzionato esplicitamente anche la possibilità di eliminare alcune delle procedure esistenti, probabilmente gli studenti avrebbero avuto più facilità nell’individuare e proporre qualche soluzione in sottrazione.
Con questo studio i ricercatori hanno quindi individuato una nuova euristica, il bias dell’addizione, una strategia che la nostra mente applica in maniera automatica per semplificare e velocizzare il processo decisionale, soprattutto in condizioni in cui non abbiamo tempo o siamo sotto stress: quando ci viene chiesto di modificare qualcosa, siamo naturalmente inclini ad aggiungere.
Perché preferiamo aggiungere
Ci sono varie motivazioni che spiegano il bias dell’addizione. Abbiamo la percezione che le soluzioni che aggiungono qualcosa siano più apprezzate rispetto a quelle che sottraggono: i termini “più”, “maggiore” sono generalmente associati a concetti “positivo”, “migliore”. Le contribuzioni tangibili, che lasciano un segno, sono culturalmente più valutate rispetto a chi ha semplicemente eliminato, ridotto, semplificato. I libri di storia sono pieni di persone che hanno “aggiunto” qualcosa; meno spazio invece è riservato a chi ha eliminato il superfluo, perché in molti casi non esiste una prova tangibile. Inoltre le soluzioni che sottraggono hanno spesso conseguenze più destabilizzanti, perché mettono in discussione lo status quo: pensate alla differenza tra un CEO che annuncia un taglio dei costi rispetto a quello che presenta un piano di aumento dei ricavi; o a un politico che si propone di ridurre i livelli di burocrazia invece che incrementarli; o a un rettore che vuole semplificare il programma di corsi invece che aggiungerne altri.
Per sottrarre in maniera efficace, occorre inoltre capire come le cosa che si intende eliminare interagisca con il resto, in modo tale da poter valutare in anticipo gli effetti della sottrazione: ciò incrementa la difficoltà di implementazione rispetto ad una soluzione semplicemente incrementale che non mette in discussione l’esistente. Il sunk-cost bias infine ci porta a conservare ciò su cui si è investito tempo, sforzo o denaro anche se risulta ridondante o non efficace.
Le conseguenze dell’addizione
Le conseguenze della nostra naturale propensione ad aggiungere sono sotto gli occhi di tutti: agende e vite super impegnate senza momenti liberi, case piene di oggetti che in realtà non ci servono, aziende con procedure sempre più complicate, livelli di burocrazia insostenibili nelle istituzioni pubbliche e persino l’impatto devastante sull’ambiente.
Proprio l’ambiente ci sta dando una sveglia. Per la prima volta siamo obbligati a implementare soluzioni che sottraggono: meno emissioni, meno sprechi, meno consumi inutili.
Più in generale in ogni aspetto della nostra vita dovremmo iniziare a valutare soluzioni che riducono rispetto a quelle che aggiungono. Come evidenziato nello studio, non è un processo semplice perché contrasta con la nostra naturale predisposizione, soprattutto se siamo sempre di fretta e sotto stress. Se ci impegnamo però, potremmo renderci conto che in molte situazioni eliminare un mattoncino è più efficace che aggiungerlo, che togliere i pedali porta a più benefici rispetto ad aggiungere le ruotine.
“La perfezione non si ottiene quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere.” (Antoine de Saint-Exupéry)
Bibliografia:
Adams, Gabrielle S; Converse, Benjamin A.; Hales, Andrew H.; Klotz, Leidy E.. People systematically overlook subtractive changes. nature, April 2021.
Kwon, Diana. Our Brain Typically Overlooks This Brilliant Problem-Solving Strategy. Scientific American, April 2021.
Meyvis, Tom & Yoon, Heeyoung. Adding is favoured over subtracting in problem solving. nature, April 2021.