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Molto spesso la strategia migliore è evitare di fare errori, soprattutto se la situazione in cui ci troviamo è un “gioco da perdenti”.
Lo scienziato e statistico Simon Ramo (1913 – 2016) ha pubblicato nel 1970 un libro che è rimasto in gran parte sconosciuto al grande pubblico dal titolo “Extraordinary Tennis for the Ordinary Player”. Il libro è particolarmente interessante perché Ramo ha evidenziato come il tennis possa essere in realtà suddiviso in due sport differenti: quello giocato dai professionisti e quello dagli amatori.
Il gioco dei perdenti e dei vincenti nel tennis
Ramo ha condotto una serie di analisi statistiche approfondite in cui ha scoperto che nel tennis giocato dai professionisti circa l’80% dei punti sono vinti, cioè sono la conseguenza di colpi vincenti o quasi vincenti da parte di uno dei due giocatori. Al contrario, nel tennis degli amatori, circa l’80% dei punti sono persi, cioè derivano da errori.
Il tennis dei professionisti può quindi essere definito un gioco da vincenti (“Winner’s Game”) in quanto il risultato è determinato dalle azioni di chi vince: in quasi tutte le partite di tennis che vediamo alla tv, quando ci vengono mostrate le statistiche a fine partita, chi ha vinto ha quasi sempre messo a segno più colpi vincenti dell’avversario.
Il tennis giocato dagli amatori è invece uno sport completamente differente: raramente un giocatore sconfigge l’avversario ma quasi sempre sconfigge sé stesso commettendo più errori. Il tennis degli amatori è quindi un gioco da perdenti (“Loser’s Game”) in quanto il risultato finale è determinato dalle attività del perdente, che esce sconfitto perché commette più errori dell’avversario.
E qui arriva il punto cruciale identificato da Ramo: essendo due giochi con dinamiche differenti, richiedono anche l’applicazione di strategie diverse. Se vogliamo competere nel tennis dei professionisti, dovremo sicuramente imparare a “tirare” molti vincenti: non possiamo limitarci a buttare la palla nell’altro campo perché ci consegneremmo nelle mani dell’avversario.
Se invece, come il 99,9% delle persone, siamo dei giocatori amatoriali, e il nostro obiettivo è vincere le partite e non solo divertirci, allora la strategia migliore è quella di cercare di non commettere errori. Dovremo buttare la palla oltre la rete, far giocare un altro colpo al nostro avversario aspettando che commetta l’inevitabile errore. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti, il nostro avversario non è consapevole di giocare un gioco da perdenti: adotterà invece la strategia dei giocatori professionisti, cercando di tirare dei vincenti non avendone però l’abilità e il controllo necessario, con l’unico risultato di sconfiggersi da solo.
Anche gli investimenti sono un gioco da perdenti
Le considerazioni di Ramo vennero riprese da Charles Ellis, storico guru dei mercati finanziari, che nel 1975 gettò nel panico l’industria del risparmio gestito con un articolo intitolato “The Loser’s Game”.
Nel celebre articolo, Ellis afferma che, come il tennis amatoriale, anche il campo degli investimenti è un gioco da perdenti: a parte qualche rara eccezione, nessun gestore di fondi è in grado di battere in maniera sistematica il proprio benchmark di riferimento, nonostante abbia a propria disposizione le risorse umane e le strutture migliori possibili.
Secondo Ellis quindi, come nel tennis amatoriale, anche nel campo degli investimenti la strategia migliore è quella di evitare errori. Invece di puntare a battere il mercato cercando di prevedere il futuro o mettendo in atto strategie complesse, la soluzione più efficiente è quella di investire in prodotti passivi, che replicano l’andamento del mercato: in questo modo si evitano i possibili errori del gestore e allo stesso tempo si riducono al minimo i costi.
Quando si tratta di investimenti il consiglio di Ellis è quindi: “cerca di fare il meno possibile, perché quando cerchi di fare qualcosa, in media è un errore.” e “se non puoi battere il mercato allora l’unica cosa che puoi fare è unirti a lui.”
“The Loser’s Game” portò l’attenzione al mondo degli investimenti passivi, che nel 1975 era ancora una nicchia marginale e che oggi invece rappresenta circa il 50% delle masse investite in prodotti finanziari negli Stati Uniti.
Conclusioni
Il ragionamento di Ellis e di Ramo trova ampie applicazioni nella vita di tutti i giorni. Qual è il punto? Il punto è che nella stragrande maggioranza delle situazioni siamo anche noi degli amatori che si trovano a giocare a un gioco da perdenti anche se quasi sempre rifiutiamo di ammetterlo.
In ogni situazione in cui ci troviamo, sia un nuovo progetto, un nuovo lavoro, un nuovo ruolo o responsabilità, la prima cosa che dovremmo valutare è se la strategia migliore sia semplicemente quella di non commettere errori piuttosto che cercare di trovare soluzioni originali o brillanti. Dobbiamo cioè avere ben chiaro se stiamo giocando un gioco da perdenti o da vincenti e adottare la strategia migliore a seconda della situazione. Se ad esempio stiamo investendo i nostri risparmi, la strategia migliore è quasi sempre quella di evitare errori, perché come dice Ellis siamo degli amatori che giocano un gioco da perdenti.
Il grande Charlie Munger, in una lettera agli azionisti di Wesco, di cui allora era presidente scrisse:
“Wesco continua a cercare di prosperare tenendo sempre il focus sull’ovvio piuttosto che ricercare l’esoterico. E’ incredibile il vantaggio di lungo periodo che persone come noi hanno accumulato cercando sistematicamente di non essere stupidi, piuttosto che cercare di essere troppo intelligenti. Ci dev’essere sicuramente del vero nel detto ′spesso è il nuotatore più forte che annega′.”
Bibliografia:
Ellis, Charles D. The Loser’s Game. Financial Analysts Journal, July/August 1975.
Farnam Street. Avoiding Stupidity is Easier than Seeking Brilliance. fs.blog.