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Nella gestione degli investimenti è difficile sottrarsi all’imperativo istituzionale, la forza che ci spinge ad uniformarci alla maggioranza.
“È risaputo che per la propria reputazione è meglio fallire in maniera convenzionale che avere successo in maniera non convenzionale”. Questa frase è stata pronunciata da John Maynard Keynes, il più influente economista del ‘900 e investitore di successo, e descrive in maniera perfetta una delle caratteristiche più significative del grande circo degli investimenti: la difficoltà nell’adottare comportamenti che deviano dalla massa.
“È risaputo che per la propria reputazione è meglio fallire in maniera convenzionale che avere successo in maniera non convenzionale” (John Maynard Keynes)
E proprio a questo aforisma è dedicata la storia che trovate in questo articolo, da me scritta circa 15 anni fa, quando ancora mi dilettavo come gestore di fondi azionari di investimento. Nella mia parentesi come gestore, ho avuto il privilegio di vivere da protagonista sia la crisi del 2000 che quella del 2008 e quindi sperimentare in prima persona le conseguenze del precetto di Keynes. La storia si riferisce in particolare al periodo della bolla internet del 2000, quando il mondo degli investimenti sembrava caduto in preda ad una follia collettiva ed è liberamente ispirata all’atmosfera che si respirava nel mio ufficio in quei mesi assurdi.
Attento a quello che fai
Sei un gestore di un fondo azionario europeo, che gestisci dal 1997. Verso la metà del 1999 hai la percezione che il rally dei titoli tecnologici, che si protrae ormai da molto tempo, sia assolutamente ingiustificato e le valutazioni dei titoli non abbiano più alcun senso. Senti puzza di bruciato. Hai molta fiducia nelle tue capacità analitiche e pensi di essere un gestore più bravo della media. Pensi anche di avere il coraggio di prendere decisioni importanti e che vanno contro il pensare comune. In fondo è quello che hai studiato nei libri dei grandi investitori: per ottenere delle performance superiori alla media devi avere la capacità di andare contro al mercato cercando di anticiparlo. Non era forse Sir John Templeton che aveva affermato: “E’ impossibile generare una performance superiore se non facendo qualcosa di diverso dalla maggioranza.”?
Per questo prendi coraggio e sicuro delle tue analisi vendi tutti i titoli tecnologici e delle telecomunicazioni del tuo fondo ed investi invece in titoli difensivi come le utilities, i beni di consumo primario ed i farmaceutici. Vai al solito comitato investimenti mensile ed esponi la nuova strategia ai tuoi capi e agli altri gestori della tua azienda: tutti ti guardano stupiti. “Ci sono prospettive incredibili sui titoli tecnologici: che senso ha venderli?” ti viene detto, “anzi invece di vendere avresti dovuto comprarne di più!”. Ritorni mogio mogio al tuo desk: sei convinto della tua idea, ma speri che inizi a funzionare presto altrimenti potresti avere dei problemi.
Dopo un mese, la crescita dei titoli tecnologici sembra inarrestabile: ti presenti al nuovo comitato investimenti e devi giustificare la cattiva performance del tuo fondo, mentre tutti gli altri gestori, che hanno seguito il momentum di mercato, imbottendosi di titoli tecnologici, iniziano a ridere e a guardarti strano. Il tuo capo un po’ innervosito ti chiede se non è il caso di cambiare la tua decisione. Ma tu no, hai le palle, credi nelle tue idee e tieni duro: il mercato prima o poi mi darà ragione. Torni al desk ancora più abbattuto rispetto al mese precedente; preghi che la tua idea presto decolli; intanto hai iniziato a perdere il sonno e a pensare alle tue posizioni nel fondo anche la notte; per questo sei anche di cattivo umore.
I titoli tecnologici continuano la loro ascesa: tutti sono felici e fanno un sacco di soldi e tu sembri l’unico al mondo che non ha capito nulla…anche se rimani convinto della bontà della tua idea. Al lavoro ormai sei escluso dai tuoi colleghi che ti prendono in giro: “guarda il fenomeno…pensa di essere più intelligente degli altri…ma chi glielo fa fare di prendersi quei rischi”. Al comitato di fine anno (1999) ti viene fatto il quarto grado, devi giustificare le pessime performance ed il tuo capo ti dice chiaramente che se continui così potresti avere dei problemi in azienda. Tutti gli altri gestori hanno invece chiuso l’anno alla grande: bastava seguire il trend di mercato e riempirsi di titoli tecnologici senza farsi troppi problemi.
A quel punto torni a casa distrutto e pensi che non puoi sopportare un altro mese così: vale proprio la pena non dormire più e rischiare di perdere il posto per la tua scommessa coraggiosa sul portafoglio? Decidi di no. In fondo ti ricordi anche dell’altra massima di Keynes: “il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvente.”
Per cui la mattina dopo, la prima settimana di gennaio 2000, vendi tutte le tue posizioni in titoli difensivi e ricompri tutti i titoli tecnologici che avevi venduto pochi mesi prima, ovviamente a prezzi molto più alti. Ora ti senti più tranquillo, il tuo capo non ti guarda più male anzi è contento che sei rinsavito e ti ha di nuovo sotto controllo. Finalmente ritorni a dormire e pensi che in futuro ci penserai due volte a prendere delle scommesse sul portafoglio contrarie al trend di mercato. In fondo hai un buon stipendio e l’inferno che hai passato negli ultimi tre mesi non lo vuoi più ripetere.
Come va a finire la storia lo sapete tutti: a marzo del 2000 c’è lo scoppio della bolla sui titoli tecnologici molti dei quali falliscono mentre quelli rimanenti arrivano a perdere oltre il 90% del loro valore. Se solo fossi stato in grado di resistere per altri 2 mesi e mezzo avresti fatto bingo: il tuo fondo sarebbe stato il miglior performer nei tre anni successivi e la tua reputazione come gestore sarebbe salita alle stelle. Forse avresti potuto aprire la tua società di gestione diventando milionario. Forse…Invece il tuo fondo si è schiantato come quello di tutti i tuoi colleghi e degli altri gestori dell’industria. Provi rammarico per quello che poteva essere? In fondo l’avevi capito in anticipo, ci eri arrivato a differenza di tutti gli altri! Beh si, un po’ ti umilia professionalmente esserti omologato alla massa, andando contro a quello che pensi veramente…però in fondo quanto è bello esserti tolto quel peso, essere tornato a dormire e non aver più paura di perdere il lavoro…
Conclusioni
La storia del gestore ci fa capire quanto sia difficile prendere decisioni non convenzionali nel mondo degli investimenti: questo spiega perché solo pochi fondi riescano a generare performance superiori al proprio benchmark mentre la stragrande maggioranza ottiene risultati inferiori rispetto a quelli di un semplice replicante a basso costo.
Il grande gestore di hedge fund Michael Steinhardt ha affermato: “la cosa più difficile in tutti questi anni è stata avere il coraggio di andare contro il pensiero dominante del tempo, avere una visione diversa dal consensus e scommetterci sopra.”
È chiaro che il problema non riguarda solo il mondo degli investimenti: come sostenuto da Warren Buffett, gran parte dei manager di tutti i settori hanno pochi incentivi ad adottare un pensiero originale e indipendente o quello che il guru di Omaha definisce “intelligent-but-with-some-chance-of-looking-like-an-idiot”: il rischio di apparire un idiota a seguito di una decisione non convenzionale è decisamente superiore alla ricompensa nel caso si rivelasse corretta.
Nel valutare i manager delle società in cui acquisisce partecipazioni, Buffett ha sempre considerato di grande importanza la capacità di pensiero autonomo e indipendente, di sottrarsi a quello che definisce l’imperativo istituzionale cioè la tendenza dei manager a imitare le pratiche adottate da aziende simili, per non correre il rischio di sentirsi isolati.
Proviamo a riflettere: quante volte siamo intrappolati dall’imperativo istituzionale, facciamo quello che fanno tutti gli altri anche se non ne siamo veramente convinti per non correre il rischio di uscire dal coro e sembrare degli idioti?