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Per indossare i panni di Galileo non è sufficiente essere perseguitati da un sistema ingiusto; bisogna anche avere ragione.
Pensate a questa situazione: ci troviamo in riunione o a cena, e una persona dopo aver espresso una teoria alternativa un po’ strana, viene immediatamente contraddetta e smentita dagli altri che esprimono invece la visione tradizionale. La persona, reagisce dicendo: “ridete pure! Anche Galileo è stato sbeffeggiato quando diceva che il Sole era al centro dell’universo. E invece alla fine aveva ragione! Perché non posso avere ragione anche io?”
Questo atteggiamento è piuttosto frequente tanto che gli psicologi lo hanno definito fallacia della persecuzione di Galileo (The Galileo Gambit fallacy). Questa fallacia è commessa da coloro che hanno teorie estreme, alternative rispetto al consenso o alla visione tradizionale: il fatto che queste teorie vengano spesso smontate o ridicolizzate è considerato da chi le sostiene un buon motivo per concludere che siano vere.
Gli errori di chi chiama in causa Galileo
Ci sono diversi errori cognitivi che spiegano la fallacia della persecuzione di Galileo. In primo luogo il confirmation bias e il bias della disponibilità: le persone che chiamano in causa Galileo si focalizzano su uno dei pochi casi in cui una visione alternativa si è rivelata corretta, ignorando invece la moltitudine di casi in cui le teorie alternative sono finite in un nulla di fatto. Questo atteggiamento è naturale: le teorie errate non trovano posto nei libri di storia e sono immediatamente dimenticate. Tuttavia, da un punto di vista storico, per ogni Galileo che è stato in grado di mettere in discussione e rovesciare l’ordine precostituito ci sono state migliaia di altre persone che hanno sfidato le visioni di consensus con teorie che si sono poi rivelate completamente errate.
Come affermato dal grande fisico Carl Sagan, “il fatto che alcuni geni siano stati derisi non significa che tutti quelli che sono derisi siano dei geni. Hanno riso di Colombo, di Fulton e dei fratelli Wright. Ma hanno riso anche quando hanno visto il Clown Bozo.”
Ecco: da un punto di vista statistico, se provi a sfidare il consensus scientifico è molto più probabile che tu sia il Clown Bozo rispetto a Galileo.
“Il fatto che alcuni geni siano stati derisi non significa che tutti quelli che sono derisi siano dei geni.” (Carl Sagan)
Chi cade nella fallacia della persecuzione di Galileo commette anche un errore di analogia: se due cose hanno una proprietà in comune ciò non significa che ne abbiano necessariamente una seconda. Il fatto che la tua teoria sia criticata non fornisce nessuna indicazione sul fatto che sia corretta o meno: Galileo non aveva ragione in virtù del fatto che fu deriso e criticato, ma perché le evidenze scientifiche a supporto della sua teoria erano molto solide.
Quando una teoria può vincere la sfida con il consensus
Quando una teoria sfida il consensus ci sono buone ragioni per ritenere che non sia corretta. Anche se i fratelli Wright e Einstein alla fine ebbero ragione, i contemporanei erano giustamente scettici sulle loro teorie. La coerenza con il sistema di teorie ritenute valide in un determinato momento è un criterio fondamentale con cui gli scienziati giudicano le nuove teorie: questo approccio è definito conservatorismo. Il conservatorismo è sano perché non è possibile mettere in discussione l’impianto di conoscenze acquisite per ciascuna delle centinaia di visioni alternative che emergono ogni giorno. L’atteggiamento razionale è quindi quello di rigettare una teoria non conservativa finché non si riesce a dimostrare la sua superiorità rispetto a quelle comunemente accettate.
Ma allora come è possibile dimostrare se una nuova teoria sia superiore a quelle esistenti? La scienza utilizza quattro criteri per mettere a confronto teorie in competizione: testabilità, utilità, ampiezza e semplicità/parsimonia. Una nuova idea deve essere testabile, utile e avere una capacità esplicativa superiore rispetto a quelle esistenti, ampliare il nostro campo di conoscenza e comprensione degli eventi. Infine deve essere semplice, cioè a parità di capacità esplicativa deve basarsi su meno ipotesi o assunzioni (vedi anche il Rasoio di Occam)
Ad esempio la teoria della relatività di Einstein all’inizio incontrò delle difficoltà perché non era conservativa, in quanto in conflitto con la teoria della gravità di Newton che rappresentava il consensus in quel momento. Nel tempo però la relatività si rivelò decisamente più utile e ampia, in quanto in grado di spiegare più correttamente un maggior numero di fenomeni rispetto alle teorie di Newton. Galileo puntò invece sul Rasoio di Occam (principio della parsimonia) per dimostrare la superiorità del sistema copernicano rispetto a quello tolemaico quando nei Dialoghi, parlando delle traiettorie delle macchie solari afferma “invano si fa con più mezi quello che si può fare con manco mezi”.
Non a caso Einstein affermò “una teoria è tanto più convincente quanto più semplici sono le sue premesse, quanto più varie sono le cose che essa collega, quanto più esteso è il suo campo di applicazione.”
Oggi la teoria di Einstein è considerata il consensus. Questo non significa che sia necessariamente al 100% corretta. Ci saranno sicuramente delle teorie che in futuro apporteranno dei miglioramenti, così come Einstein ha rappresentato un miglioramento rispetto a Newton, Newton rispetto a Galileo e Galileo rispetto all’approccio aristotelico. Ma le nuove teorie, soprattutto se non conservative, verranno giustamente rigettate fino a che non saranno in grado di dimostrare una loro superiorità secondo i criteri che abbiamo analizzato. Così è come funziona la scienza.
Conclusioni
Supponiamo di trovarci sul luogo di lavoro. Quando abbiamo una nuova idea che non è conservativa, cioè non molto coerente con il modo di fare o con le procedure che sono sempre state adottate, non possiamo aspettarci che venga accolta con entusiasmo semplicemente perché pensiamo sia intelligente o superiore. Al contrario, ci dobbiamo aspettare che venga osteggiata o contrastata proprio perché non conservativa, così come accade nel mondo della scienza. Se ci troviamo in questa situazione, dobbiamo evitare di cadere nella fallacia della persecuzione di Galileo, cioè pensare che proprio per il fatto che tutti ci osteggiano, allora per forza dobbiamo avere ragione: anche se possiamo pensare di essere dei geni incompresi come Galileo, statisticamente è molto poco probabile, come affermato da Sagan.
L’onere della prova che la nostra idea sia superiore ricade su di noi. Dobbiamo rimboccarci le maniche e portare delle evidenze (testabilità) che la nostra idea sia efficace per migliorare o ampliare il campo di applicazione dei processi esistenti (utilità e ampiezza) e sia, possibilmente, di facile implementazione (semplicità). In questo modo aumenteremo significativamente le probabilità che le nostre idee possano essere prese in considerazione e possano potenzialmente diventare il nuovo standard.
Come affermato dal fisico Robert Park “per indossare i panni di Galileo non è sufficiente essere perseguitati da un sistema ingiusto; bisogna anche avere ragione.”
“Per indossare i panni di Galileo non è sufficiente essere perseguitati da un sistema ingiusto; bisogna anche avere ragione.” (Robert Park)
Bibliografia:
Johnson, David Kyle. The Galileo Gambit.
Livio, Mario. Galileo. Contro i nemici del pensiero scientifico. Rizzoli, 2020.